lunedì 17 luglio 2017

A quasi due mesi da Piazza San Carlo ecco cosa non ha funzionato

A Torino in piazza San Carlo qualcosa non ha funzionato. Il 3 giugno qualcosa è andato storto. Ho miei dubbi che sia un problema all'italiana, dove le cose sono state fatte male o senza considerazioni. A leggere gli articoli e la macchina che si era messa in moto, si evince chiaramente che più commissioni e più sopralluoghi sono stati fatti, da più autorità competenti e sicuramente più esperti del tipo del bar. Ma qualcosa non ha funzionato. Non c'è stato un attentato, non possiamo prendercela con il solito terrorista, perché a Torino hanno vinto loro. Non c'è stato bisogno che si facessero saltare per aria, non c'è voluto un camion che travolgesse la folla, ma solo la paura, quel terrore che vanno diffondendo. 

Ma noi non ci possiamo fermare. La paura c'è. Ma non ci possiamo fermare. Lasciamo che quello che è successo a Torino ci insegni. Vediamo come analizzare ogni manifestazione e prendiamo le dovute precauzioni, per far sì che non avvenga più che il terrore vinca sull'intelligenza

Ho provato a fare un percorso di analisi, per verificare cosa può non essere andato dritto. Mettendosi da una parte tecnica, presumo che gli incaricati siano arrivati alla conclusione che l’area si altamente permeabile dalla folla, pertanto non è stato previsto un piano di evacuazione volto a gestire e controllare i flussi, poiché le persone sarebbero riuscite comunque ad andarsene celermente senza trovare tappi che li obbligassero. Così sembra sia stato. Non si sono sentite lamentele di persone che non sono riuscite a scappare, anzi! Tuttavia vogliamo analizzare un attimo la situazione con i numeri per esserne certi:

La superficie della Piazza è di 12'700 mq, che moltiplicato per 4 persone/mq (parametro standard per questi eventi), arriviamo a 50'800 persone. Questa cifra è la capienza massima delle aree. Quello che però si deve andare a considerare sono anche le vie di fuga: se non ci passano le persone in caso di emergenza, rischiano di morire per il problema. Ci deve essere un rapporto diretto.

Si considera che un modulo di una persona sia di 60 cm, e per ogni modulo ci possano passare 50 persone se si è in piano. Questo secondo la normativa che segue in qualche modo la logica (pensate se siete in 50 in una stanza e dovete uscire velocemente, l'unica porta è da 60 cm, quanto ci potete mettere?). La formula è: L [m] = A/50 • 0,60. Quindi l'affollamento sostenibile, quello relativo alle vie di fuga, sarà dato dal calcolo delle strada che consentono la fuoriuscita repentina dalla piazza. Ci sono 6 vie di fuga in piazza San Carlo, di cui non sappiamo la larghezza esatta, ma che ipotizziamo essere di 10 m per le secondarie e di 15 per la principale, per un totale di 70 m. Ora calcoliamo:

A= 70 • 50 / 0,6 = 5'833 persone.

Ma la sera del 3 giugno c'erano 30'000 persone secondo i media. Quindi vediamo le vie di fuga quanto sarebbero dovute essere:

L= 30'000/50•0,6= 360 m 

Ora non abbiamo la rotella in tasca per andare a misurarle, ma dubito fortemente che ci sono 360 m lineari per le vie di fuga. Anche il calcolo fu sbagliato!

Quello che è stato mal gestito sono state le misure di prevenzione, ricordiamo che è stato esploso un petardo e che la maggior parte delle persone ferite lo sono state per vetro e lattine abbandonate a terra, oppure perché cadute e calpestate. 




Quello che è certo sono le persone che si sono mosse in maniera casuale, senza essere indirizzate. Questo è stato completamente sbagliato. L'Italia è un Paese Cattolico, e ogni domenica migliaia di pellegrini si riversano in Piazza San Pietro. Per quanto Papa Francesco sia un radunatore di folle non susciterà mai l'emozione che si ha da una finale di Champions League per un tifoso. Ma Piazza San Pietro l'avete mai notata bene? Tutta divisa a settori, maxischermi ovunque, impianto audio impressionante, personale per soccorso sempre disponibile. A Torino quello che è mancata è stata la prevenzione! Se le persone fossero anche riuscite a scappare tutte, altre situazioni si dovevano affrontare preventivamente. Nessuno sui monumenti arrampicati, ne sulle transenne, corridoi per il facile accesso delle persone e dei mezzi di soccorso. Aree esterne sicure, cartelli ben visibili con segnate le vie di fuga. Controlli all'entrata su chiunque a partire da centinaia di metri per evitare che si portassero bottiglie di vetro o lattine. La prevenzione non c'è stata. Anche il post-evento non così ben organizzato, con un numero di soccorritori e ambulanze apparentemente insufficiente.


Sarebbe stato opportuno, da parte degli organizzatori e dei tecnici, andare a creare una serie di corridoi di servizio, sia per separare la folla sia per meglio indirizzarli in caso di evacuazione. Difatti la suddivisione in settori è alla base per la buona riuscita in caso di emergenza.

L’emergenza non è il terrorista che si fa esplodere, è la signora Maria, ultra novantenne, che per il caldo gli viene un malore. Se questo malore si trasforma in un attacco cardiaco, l’ambulanza deve arrivare a pochi metri dalla signora Maria, e deve arrivarci il più velocemente possibile.







Nessun commento:

Posta un commento

Commenti, critiche e correzioni sono ben accette e incoraggiate, purché espresse in modo civile. Scrivi pure i tuoi dubbi, le tue domande o se hai richieste: il team dei nostri esperti ti risponderà il prima possibile.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...