E’ quanto emerge dal consueto rapporto bimestrale del Centro Studi del Consiglio
Nazionale Ingegneri.
Il mercato dei servizi di ingegneria e architettura comincia ad avvertire i primi effetti
dell’entrata in vigore del Decreto “Sblocca cantieri”. Infatti, a fronte di una ulteriore
crescita degli importi a base d’asta complessivi per le gare di questa tipologia di
servizi, si registra un leggero rallentamento del tasso di crescita per i bandi per i
servizi “tipici”, ossia quelli che non comprendono gli accordi quadro, i concorsi di
idee e di progettazione e i bandi con esecuzione dei lavori. Nonostante la frenata, il
bimestre si chiude comunque con un +71% rispetto al medesimo bimestre del 2018
(ma alla fine di giugno si era a +109%) con un importo cumulato che arriva a sfiorare
i 558 milioni di euro contro i 326 dei primi 8 mesi del 2018. E’ quanto emerge dalla
consueta analisi sul mercato dei Sia effettuato dal Centro Studi CNI e relativo al
bimestre luglio-agosto.
Le diverse misure contenute nel citato decreto (D.L. 32 del 18 aprile 2019,
convertito con L. n.55 del 14 giugno 2019), tra cui la reintroduzione dell’appalto
integrato fino al 31.12.2020, sembrano aver inciso in misura rilevante sul rapporto
tra le diverse tipologie di gara. Rispetto al bimestre precedente, infatti, risulta più
che triplicata la percentuale degli importi destinati ai servizi di ingegneria
proveniente dalle gare con esecuzione, dato che passano dall’8,2% di fine giugno al
26% circa della somma complessiva posta a base d’asta, a discapito delle gare senza
esecuzione che vedono scendere il proprio contributo dall’87,9% al 64,4%.
“Abbiamo sempre avuto una posizione nettamente contraria alla reintroduzione
dell’appalto integrato – dichiara Armando Zambrano, Presidente CNI – soprattutto
perché ha messo in seria crisi uno dei principi cardine del Codice Appalti, cioè la
distinzione tra progettazione ed esecuzione e la relativa affermazione della centralità del progetto. I dati del nostro rapporto dimostrano come le temute
conseguenze stiano cominciando a manifestarsi”.
“L’andamento positivo del mercato complessivo dei nostri servizi professionali –
afferma Giuseppe Margiotta, Presidente del Centro Studi CNI – con un incremento
del 71% rispetto allo stesso bimestre dello scorso anno è senza dubbio un dato
positivo. Tuttavia, il rapporto del nostro Centro Studi registra una diversa
distribuzione della ripartizione degli importi fra le tipologie di gare pubblicate e
aggiudicate che non va nella direzione da noi auspicata”.
“La reintroduzione ‘parziale’ dell’appalto integrato – osserva Michele Lapenna,
Consigliere CNI delegato sulla materia - ha visto triplicare la percentuale della quota
di mercato relativa allo stesso a scapito di quella che si riferisce alle gare senza
esecuzione che registrano una significativa riduzione. Per effetto della modifica
apportata dalla Legge 55 all’articolo 59 subiscono un decremento anche le quote di
mercato appannaggio degli operatori di piccole e medie dimensioni.
“Dalla nostra attività di monitoraggio dei bandi abbiamo rilevato, inoltre, una non
corretta applicazione della norma da parte delle stazioni appaltanti che, di fatto,
disattendendo la stessa, applicano in modo generalizzato le procedure di
aggiudicazione di progettazione ed esecuzione, senza le limitazioni poste dai commi
1 bis e 1 ter dell’articolo 59 che prevedono il ricorso all’appalto integrato ‘nei casi in
cui l’elemento tecnologico o innovativo delle opere oggetto dell’appalto sia
nettamente prevalente rispetto all’importo complessivo delle opere’. Siamo in
presenza, quindi, di una situazione che potrebbe portarci ad un pericoloso ritorno al
passato con tutti gli effetti negativi prodotti da un utilizzo generalizzato dell’appalto
integrato che rischia di mettere in crisi uno dei pilastri del nuovo quadro normativo
fondato sulla centralità del progetto nella realizzazione delle opere”.
Anche gli importi complessivi delle gare senza esecuzione risultano in calo: 106,5
milioni di euro, laddove nel 2018 erano 111,2 milioni, il 4,2% in meno.
Segno che in
un buon numero di gare si è preferito ricorrere all’appalto integrato con
l’affidamento congiunto della progettazione e dell’esecuzione anziché bandire due o
più gare distinte.
Il rapporto del Centro Studi CNI attesta, inoltre, che rispetto al bimestre precedente
torna ad aumentare la quota di piccoli bandi con importo a base d’asta inferiore ai
40mila euro (39,4% contro il 32% di maggio-giugno), mentre si è ridotta la quota di
bandi con importo superiore ai 221 mila euro che scende sotto il 17%, quando nei
bimestri precedenti si aggirava intorno al 20%. E’ verosimile che la possibilità di
ricorrere all’appalto integrato abbia indotto le stazioni appaltanti a fare uso di questa forma di gara per gli appalti più grandi, con ritorni positivi per i professionisti
che vedono aumentare la quota di gare con importi minori e di conseguenza le
possibilità di aggiudicazione delle stesse, essendo queste il loro principale target di
riferimento.
Va evidenziato, infine, che per i professionisti si assiste ad un sensibile calo di
aggiudicazioni sia in termini di gare aggiudicate (38,3% del totale) sia di importi
(appena il 10,5%).
Nessun commento:
Posta un commento
Commenti, critiche e correzioni sono ben accette e incoraggiate, purché espresse in modo civile. Scrivi pure i tuoi dubbi, le tue domande o se hai richieste: il team dei nostri esperti ti risponderà il prima possibile.