lunedì 8 gennaio 2018

Edilizia e Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio

L'Italia è il 60% del patrimonio artistico mondiale. Abbiamo una concezione diversa da chiunque altro grazie alla nostra storia. L'italiano medio ha una cultura umanistica alla pari di un laureato in altri paesi. Anche se a livello di conoscenza scientifiche non brilliamo, siamo i primi a livello umanistico. Con il mondo tecnologico di oggi non serve a molto conoscere a memoria la Divina Commedia, anche se il più ignorante di noi usa modi di dire che derivano dal Sommo testo (come 'stai fresco' ad esempio).

Come ingegnere sono convinto che nelle scuole dovrebbe essere lasciato più spazio per insegnare matematica, informatica e scienza in generale, invece di insegnare il latino, la filosofo e le poesie a memoria, o perdere ore a fare ricreazione chiamandola educazione fisica. Nel mondo del lavoro non serve a molto conoscere il 5 maggio a memoria (opera stupenda che leggo tutti i giorni), ma serve saper usare il computer alla perfezione, ma non voglio parlare di questo, sono miei pensieri. Voglio parlare di un discorso tecnico.

Noi italiani, abbiamo una sensibilità particolare verso la cultura, una sensibilità che dopo anni e anni di abusi sui nostri centri storici, sul nostro bel paesaggio, ci ha portato a legiferare severe leggi contro chi abusa di loro, e oggi siamo atterriti quando vediamo che qualcuno viene preso per abuso in un centro storico o perché ha costruito senza l'autorizzazione paesaggistica (che non si può sanare).

Vi racconto un fatto accaduto a un mio amico: in un comune italiano, il Signor Rossi da il compito al geometra Pinco di costruire una casa. Il geometra prepara il progetto, va in comune, verifica tutto quello che c'è da verificare, il tecnico del comune verifica tutto, se i vincoli ambientali e paesaggistici sono rispettati, ecc... ecc... e dopo mesi, rilascia il PDC, il Permesso di Costruire. Iniziano i lavori. Qualche lieve modifiche, si sposta qualche finestra, ma niente di eccezionale. Finiscono i lavori. Il Geometra prepara il documento di Fine Lavori, che porta in Comune tranquillo che sarebbe stato tutto a posto. Invece lo chiamano. Si presenta. Il tecnico del Comune, che non era più quello di prima, gli dice che vicino c'è un rio, che questo rio ha un vincolo, che per avere il nullaosta per questo vincolo serviva prima l'Autorizzazione Paesaggistica, così come previsto dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio. Visto che l'autorizzazione paesaggistica non può essere lasciata in sanatoria, la casa deve essere demolita.

Ora. Se chi legge è un tecnico, sa che questi casini sono all'ordine del giorno. Se chi legge non è un tecnico, si domanda com'è possibile che ci siano palazzi costruiti dentro i fiumi e non si dice nulla, mentre per un ammanco burocratico si deve demolire una casa (magari costruita con i risparmi di una vita?)?!

Il caso di Norcia - Roba di pochi giorni fa. Il Sindaco ha ricevuto un avviso di Garanzia perché avrebbe fatto passare una struttura normale come una struttura di emergenza. Per la magistratura ciò non poteva essere fatto. Nella fattispecie si tratta di un edificio donato da un'azienda a un'associazione con funzione di servizio alla comunità... una comunità che con le disgrazie che sono successe è riuscita ancora a sopravvivere. Nel particolare, in caso di emergenza si può fare a meno di alcune prassi burocratiche, nella fattispecie quella paesaggistica. Ma per la magistratura la struttura era ordinaria e quindi la paesaggistica obbligatoria. Quindi il rischio concreto ora, è che la struttura debba essere abbattuta. Ora mi domando com'è possibile che la magistratura indaghi perché viene costruita una struttura del genere, e non vada a indagare come mai sono state consegnate casette inabitabili? Che in un posto dove la natura ha cancellato secoli di vita si debba applicare leggi così severe sulla tutela paesaggistica?

La signora Giuseppina - Chi se la può dimenticare? Le figlie gli comprano una casa prefabbricata, di 45 mq visto che la sua era stata distrutta dal terremoto. Ma per i tecnici comunali, mancava l'autorizzazione paesaggistica, pertanto la casa è considerata abusiva e doveva essere abbattuta. Solo l'intervento del Ministro e del Parlamento ha permesso che ciò non accadesse. Perché, in una situazione di emergenza, lo Stato permette che l'emergenza si aggravi.

E' evidente come lo Stato abbia fatto leggi che non tengono conto di determinate situazioni. Sono diventate quasi assurde queste richieste. E se da una parte si premia il lavoro fatto dalla Soprintendenza, che blocca lavori imbecilli e tutela il patrimonio storico, dall'altra ci sentiamo atterriti quando abbiamo questa freddezza e questa mancanza di interpretazione della norma.

Vi faccio vedere cosa succedere in un Paese vicino, la Gran Bretagna, uno stato che ha un centesimo del nostro patrimonio. Questo è l'ex-ospedale di St. Elizabeth, struttura ottocentesca, di una certa rilevanza storica e testimone di un tempo che fu. Difatti, a differenza nostra, in paesi come UK e Spagna, non si tiene in particolare conto di conservare la tecnologia edilizia, per noi fondamentale. In Italia si richiede spesso di usare le stesse materie prime e le stesse tecnologie dell'epoca edilizia, anche per lavori semplici. Questo per me è stupendo, conservare non solo l'estetica ma anche la tecnologia usata, che altrimenti rischiamo di perdere per sempre. Stupendo.


Questa prassi edilizia permette di mantenere integri gli esterni, ma nello stesso tempo di realizzare interni con un confort moderno, in piena sicurezza sismica e con alti standard energetici, risparmiando notevolmente i costi.

Però, c'è sempre un però. Se è bellissimo conservare la tecnologia edilizia oltre che l'estetica, questo è assai costoso e ha tempi lunghi. Qual'é il limite che si dovrebbe avere?Qual'é il limite tra autorizzazione burocratica e buon senso? Quali sono quegli edifici dove questo deve essere applicato obbligatoriamente, o solo consigliato, oppure evitato? Non lo sappiamo bene. C'è una legge nazionale, poi alcune regionali, provinciali, locali... ecc... Che per fortuna degli avvocati, sono libere di interpretazioni da parte dei giudici.

Gli edifici crollano. La forza di gravità nel tempo ha sempre la meglio. Ma per alcune decine di anni possiamo combatterla, e se siamo bravi anche per secoli, o anche millenni (Romani docet!). Ora una riflessione che chi legge potrà pensare di crocifiggermi.

Vi dico un segreto: abbiamo troppo patrimonio storico e non abbiamo i soldi per tenere tutto in piedi. Allontaniamo gli investitori, anche piccoli, per le lunghezze burocratiche e gli alti costi. Questo deve essere cambiato. Serve una netta distinzione tra centri storici importanti, minori, secondari. Serve una scelta importante tra edifici sismo-resistenti, con alta standard energetici o edifici storici. Perché in un centro storico non si può intervenire demolendo completamente un edificio e ricostruirlo con le più moderne tecnologie in tempi brevi e non giurassici? Perché si deve aspettare due mesi per avere l'autorizzazione di cambiare due lastre di ardesia sulla scala esterna? Perché dobbiamo scegliere tra edifici sicuri ed edifici storici? Perché non possiamo permettere che in caso di emergenza si mettano da parte tutte le autorizzazione paesaggistiche e ambientali e si metta al primo posto la vita delle persone? Perché il legislatore o il Governo, non è intervenuto dicendo che i proprietari di casa terremotata, potevano costruire una nuova casa avente le stesse metrature e sanando il tutto entro un anno dalla fine dei lavori? Perché lo Stato mette per strada persone come la signora Giuseppina, che il terremoto le ha levato la casa e lo Stato gliela leva di nuovo.

Tutte domande che mi auguro il prossimo Parlamento e Governo possano rispondere, per alleviare la sofferenza di noi tecnici, dei nostri clienti e per poter far ripartire ancora meglio l'economia edilizia (che resta sempre ai minimi).





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