giovedì 25 febbraio 2016

Rischio crollo di un condominio

Ennesimo episodio di rischio crollo di un condominio. Dopo i casi di Roma dove una parte di un edificio è crollata, dopo il tragico crollo di Arnasco dovuto a una fuga di gas, sempre più spesso si alza la tensione sul problema strutturale dei nostri edifici.


L'altra sera a Como i Pompieri hanno realizzato una verifica di stabilita dopo che sono stati evacuati i condomini. La struttura si trova nei pressi di un cantiere per la costruzione di un nuovo stabile.

A livello tecnico, la maggior parte degli edifici italiani non sono in sicurezza: per questo il legislatore ha imposto a chi ristruttura un edificio di realizzare l'adeguamento sismico. In altre parole vuol dire che anche se l'edificio attualmente è in sicurezza apparente  e non presenta nessuna lesione, può essere che abbia dei caratteri di debolezza strutturale che in caso di eventi eccezionale (leggi sisma), possano portare al collasso dello stabile. 

Purtroppo non sempre i proprietari dell'edificio o tutti i condomini sono disposti a sopportarsi l'onere di una verifica strutturale e della successiva messa in sicurezza. Tra le problematiche maggiori che si riscontrano ci sono dei problemi nelle fondazioni, dove è spesso oneroso intervenire. Questo non è da incolpare ai precedenti progettisti, ma alle precedenti normative strutturali, che erano più labili proprio perché il problema principale era costruire case per tutti. Un altro problema era la scarsa consapevolezza del pericolo di crollo da parte dei professionisti, che usavano materiali scadenti, come sabbia di fiume non filtrata e pulita, sbagliavano i dosaggi per risparmiare, poco ferro e sopratutto poca consapevolezza sul comportamento strutturale che un edificio deve avere.

Ora la norma è chiara, è stato introdotto il metodo semiprobabilistico agli Stati Limite che ha superato quello delle tensioni ammissibili precedente, inoltre, proprio per evitare i crolli fragili, cioè quelli dove all'improvviso tutta la struttura viene giù tutta assieme perché un singolo elemento arriva al collasso prima di tutti gli altri. Ora questo non accade (o non dovrebbe accadere) più. Infatti gli ingegneri hanno introdotto il concetto di gerarchia delle resistenze, che permette di far usare ad ogni singolo elemento tutta la sua parte duttile (cioè che si può piegare senza collassare), prima che la struttura arrivi al collasso. 

Inoltre la normativa italiana, le Norme Tecniche per le Costruzioni del 2008, sono state integrate con ulteriori particolari di sicurezza per prevenire il crollo. Il territorio italiano è stato diviso in diverse zone che considerano la probabilità di sisma e l'intensità, e il normatore ha stabilito che il periodo di ritorno di un sisma, cioè quel periodo per il quale probabilmente avverrà un sisma di un certo magnitudo, sia di 495 anni per le abitazioni. Nel caso ciò avvenisse l'abitazione non DEVE arrivare al collasso, o meglio, potrà giocarsi tutta la sua parte duttile ma vi permetterà di salvarvi la vita uscendo con le vostre gambe dalla vostra casa. Dopodiché la casa sarà abbattuta e ricostruita: questo perché costerebbe molto di più realizzare una struttura capace di resistere a un sisma catastrofico che magari non si verificherà mai nella vita dell'edificio.

Per assicurare che nel caso sopra descritto, ci siano strutture disposte ad accogliere gli sfollati, gli edifici strategici, quali caserme, scuole e ospedali, sono calcolati per sopportare un evento sismico molto più forte, cioè quello che si ci può attendere una volta ogni 2000 anni circa.



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