Per comprendere il concetto di Fabbisogno termico è utile ricorrere ad una analogia “idraulica” che recupera l’esperienza (comune) di tutti quelli che, per necessità o per intrinseco piacere, solitamente si “lavano”. Prendiamo quindi in esame una vasca da bagno e la sua cugina maggiore ovvero una piscina:
Senza ricorrere a troppi tecnicismi risulta intuitivo
considerare accettabile una associazione logica,
ovvero la correlazione tra la quantità di acqua
contenuta in un recipiente (vasca o piscina) con
il “livello” raggiunto/desiderato, a parità di dimensioni
del contenitore.
Quindi se accettiamo l’assunto precedente, tale assunto
si può estendere alla termotecnica: basta considerare
la quantità di calore necessaria a soddisfare
un bisogno come una quantità di acqua e la temperatura
raggiunta/desiderata come il livello necessario
per permettere di soddisfare questo bisogno.
Quindi se ipotizziamo che “statisticamente” necessitino
almeno 20°C per raggiungere condizioni
di comfort, la corrispondente quantità di calore
deriva dalle “dimensioni” del contenitore (stanza,
zona termica) da climatizzare. La schematizzazione,
volutamente, è abbastanza rozza perché entrano
in gioco i concetti di trasmittanza e capacità
termica , variabili termiche aggiuntive alle pure
variabili dimensionali.
Ma per gli scopi immediati il parallelo regge.
Accettato quindi questa similitudine, il concetto
di fabbisogno termico può essere meglio compreso
ricorrendo alla successiva immagine:
Ipotizziamo appunto una situazione come quella
descritta: la necessità da soddisfare è quella di
mantenere un livello di acqua nella vasca (temperatura
ambiente) sufficiente per consentire al “roditore”
di compiere le proprie abluzioni.
La vasca da bagno (alloggio, stanza, zona termica)
è però, ahimè, affetta da fori (dispersioni
termiche) tali da far decrescere il livello desiderato.
Ecco la necessità di ricorrere ad un sistema
di reintegro (impianto) per ripristinare il livello
desiderato introducendo la quantità di acqua (calore
– energia termica) dispersa.
Quindi il FABBISOGNO TERMICO DI ENERGIA TERMICA
UTILE altro non è che un bilancio tra dispersioni
(fuoruscite di acqua dalla vasca) e gli apporti (piove
nella vasca) , una volta fissato il livello di acqua in
modo convenzionale (20°C di temperatura interna).
Altro è il concetto di CONSUMO (FABBISOGNO DI
ENERGIA PRIMARIA) che deriva dal soddisfare il
fabbisogno di energia utile tramite l’impiego di
vettori energetici. Questo impiego può essere più
o meno efficiente generando comunque perdite che
si aggiungono al fabbisogno di energia utile per
costituire il CONSUMO.
Quindi il CONSUMO può essere inferiore al FABBISOGNO
DI ENERGIA UTILE nella misura in cui si rinuncia
a parte del servizio (per esempio accettando
di godere di una temperatura inferiore a 20°C),
ma solitamente il CONSUMO risulta sempre superiore
al FABBISOGNO DI ENERGIA UTILE appunto
perché si generano comunque perdite nei processi
di conversione.
di Antonio Claudio Lucchesi
Consulente ANACI
fonte: AmministrareImmobili
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