giovedì 10 marzo 2016

Amministratore infedele, l'ira dei condomini


I residenti: dovremmo versare 2000 euro a testa per spese già pagate. Nel frattempo i fornitori hanno già cominciato a chiedere i pagamenti ancora in arretrato
Fiducia

Una parola che spesso qualifica il rapporto tra i condomini e il proprio amministratore. Ed era così anche al «Parco Martinoni», un complesso di circa 50 appartamenti tra via Corsica e via Zara, una delle tante palazzine gestite da M.C., un commercialista bresciano che da poco ha lasciato l'incarico su richiesta degli stessi inquilini. Cittadini arrabbiati, delusi. E ignari (fino a poco fa) che il loro amministratore non saldasse le forniture ad A2A, non mostrasse né le quietanze di pagamento né l'estratto conto. Il risultato è che il condominio si ritrova con un debito di 138 mila euro.

«Ma questa cifra - sottolinea un condomino che mostra al Corriere i verbali di un'assemblea - è l'ammontare che ha definito l'ex amministratore. La cifra potrebbe essere più alta, c'è bisogno di altre verifiche». Il commercialista che in città gestisce diversi altri condomini, sostiene peraltro che inquilini e proprietari di via Corsica non possano vantare un credito di 138 mila euro, bensì di 85 mila euro. La differenza è costituita da fatture e spese bancarie per 53 mila euro, intestate al condominio. Ricevute che l'amministratore, per undici anni di fila (dal 2000 al 2012), non avrebbe inserito nei bilanci consuntivi. Lui assicura di aver regolarmente pagato quelle fatture, «ma non fornisce alcun riscontro», spiega un altro condomino, «e io di lui non mi fido più».

Una vicenda intricata. Che ha inizio pochi giorni prima di Natale. Un guasto al sistema di scarico richiede l'intervento dei tecnici. Arriva un camioncino. «Come mai vengono da Gavardo, non c'era nessuno disponibile qui in città?», si domanda uno dei residenti. «Se gli altri non li paga, non vengono più» dice secco l'artigiano. Una risposta che insospettisce l'inquilino. E lo spinge alle prime verifiche. Telefona ad A2A, poi invia una raccomandata all'amministratore per vedere i conti del condominio. Risultato? «Non ci ha mai mostrato alcun documento» spiega. E tra le fatture da giustificare c'è pure quella del trasloco del proprio ufficio che l'ex amministratore ha addebitato sui conti del condominio. Oltre al danno la beffa.

Senza considerare che nel frattempo i diversi fornitori (impresa di pulizie, A2A, elettricisti) hanno iniziato a bussare alle porte del condominio. «Ci è stato chiesto di tirar fuori duemila euro a testa per iniziare a pagare le spese arretrate», racconta uno dei condomini. Una vicenda dal sapore amaro che si mescola alla rabbia di chi si sente defraudato. 

Ora gli inquilini devono capire come recuperare i loro crediti, ma l'assemblea è divisa. Possono trovare un accordo con l'ex amministratore, che però vuole rifondere solo una parte del proprio debito. «Io - confessa uno degli inquilini - sarei dell'idea che lui risponda delle proprie azioni davanti a un giudice». L'irritazione è grande, ma anche la prudenza e la disillusione sono forti: «E se il Tribunale riconosce il risarcimento - si chiede un inquilino coinvolto - ma poi l'amministratore risulta nullatenente, che succede? Non riceviamo nulla?».

Una domanda non peregrina. Soprattutto se si considera che a coprire una parte del debito non sarebbe l'ex amministratore in persona, ma un individuo terzo. Si tratta di qualcuno che ha già dimostrato la disponibilità a pagare, ma con la garanzia dell'anonimato. «Forse c'è dietro la sua famiglia facoltosa, chissà...», ragiona un condomino. «A me non interessa la sua elemosina», sostiene un altro, «io proporrò all'assemblea di denunciarlo. Ma capisco che qualcuno è in difficoltà economica e i soldi gli farebbero comodo subito». Una partita difficile. Intricata. Non si sa se l'Ordine dei Commercialisti abbia aperto un'istruttoria, ma il condominio di via Corsica non pare essere l'unico caso di malagestione riferibile a questo amministratore.


Fonte: Corriere delle Sera

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