venerdì 4 dicembre 2015

Quadro normativo in materia di prestazione e certificazione energetica degli edifici


Nella seduta del 25 marzo 2015 della Conferenza Unificata è stata sancita l’intesa sullo schema del Decreto che ridefinirà le modalità di applicazione della metodologia di calcolo delle prestazioni energetiche, dell’utilizzo delle fonti rinnovabili negli edifici e i requisiti minimi in materia di prestazioni energetiche, Decreto che è stato approvato il 26 giugno 2015 e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale in data 15 luglio.
Con il nuovo decreto, inizierà di fatto l’attuazione del DL 63/2013, convertito nella Legge 90/2013, che ha recepito la Direttiva Edifici a Energia Quasi Zero (2010/31/UE) sostituendo il Dlgs 192/2005. Nello specifico il decreto sostituisce il D.P.R. 59/2009, che fino ad oggi ha definito le metodologie di calcolo e i requisiti minimi per la prestazione energetica degli edifici e degli impianti termici in attuazione dell’articolo 4, comma 1, del D.lgs. 192/2005.
Il nuovo provvedimento aggiorna la metodologia di calcolo della prestazione energetica degli edifici, tenendo conto delle norme tecniche UNI TS 11300-3 e UNI TS 11300-4 sulla climatizzazione estiva, sull’uso delle energie rinnovabili e della Raccomandazione 14 del CTI sul calcolo dell’energia primaria.
Oltre a tutte le disposizioni che riguardano le strategie tecnologiche e costruttive da porre in atto di tipo per così dire “tradizionali” o perlomeno già conosciute e, in alcuni casi consolidate (per esempio isolamento termico, tipologie di caldaie per il riscaldamento, ecc.), questa legge ha inserito anche gli ascensori e le scale e i marciapiedi mobili tra gli impianti suscettibili di miglioramento o comunque da progettare, costruire ed installare tenendo presente l’esigenza di ridurre i consumi energetici.
Si deve in verità sottolineare che il campo di applicazione della Legge, per il momento, riguarda solo gli edifici del settore terziario, ma tenuto conto della particolare attenzione con cui l’Unione Europea considera la problematica del risparmio energetico e dell’enorme differenza tra il numero degli edifici di tipo residenziale e quelli del terziario, non è azzardato prevedere che nel giro di pochi anni la stessa problematica riguardante gli impianti ascensori (le scale e i marciapiedi mobili sono installati quasi esclusivamente nel settore terziario o pubblico) interesserà anche i consumi degli ascensori di casa nostra. E non si capirebbe perché, già oggi, nel caso di un intervento di ristrutturazione di un edificio che magari coinvolge anche l’ascensore, non si debba tener conto di possibili riduzioni del consumo energetico ricorrendo a soluzioni tecniche adeguate.
Il Comitato Termotecnico Italiano, che è l’agenzia delegata dal Ministero dello Sviluppo Economico a produrre le Norme che riguardano espressamente le metodologie da adottare per ridurre i consumi e le regole per la certificazione della classe energetica di tutti gli edifici, pubblicherà entro il 2015 (l’inchiesta pubblica di rito si concluderà il 3 settembre) la norma UNI TS 11300-6 “Prestazioni energetiche degli edifici – Parte 6: Determinazione del fabbisogno di energia per ascensori, scale mobili e marciapiedi mobili”, norma che guida i Certificatori allo scopo di inserire nei calcoli della prestazione energetica dell’edificio del settore terziario anche i consumi energetici relativi ad ascensori, montacarichi, montascale, scale e marciapiedi mobili. Forse è il caso per il momento di abbandonare le Norme per concentrarci sugli aspetti concreti relativi al consumo energetico di un impianto di sollevamento e trasporto, sia ascensore sia scala o marciapiede mobile.
Il consumo di un ascensore è ovviamente legato all’utilizzo che ne fanno gli utenti (quello che in gergo si chiama “traffico”) e che, almeno in prima approssimazione e tralasciando possibili comportamenti “fantasiosi” da parte di qualche utente, è strettamente legato alle caratteristiche dell’edificio e al numero degli utenti stessi; torneremo su questo aspetto quando andremo a considerare i risparmi energetici legati al movimento dell’impianto (quello che nelle norme in inglese viene chiamato “running”).
Non tutti però hanno forse presente che l’ascensore, anche quando sta fermo, consuma energia elettrica e, in qualche sfortunato caso, per impianti datati, che magari stanno fermi per buona parte della giornata e tutta la notte ed hanno un tipo di illuminazione inefficiente e sempre attivo, il consumo di energia elettrica “da fermo” è enormemente superiore a quello necessario a portare gli utenti alle varie destinazioni.
Ecco che si presenta subito il principale problema da risolvere da parte di un progettista per ottimizzare le scelte finalizzate alla diminuzione del consumo: qual è l’uso “previsto” dell’ascensore?
Sono veramente pochi i casi in cui si è in grado di sostituire il termine “previsto” con il termine “conosciuto”, ma comunque l’informazione è veramente preziosa per poter compiere le scelte più opportune dal punto di vista energetico e minore è l’approssimazione con cui si riesce a stimare il tipo di servizio che sarà richiesto all’impianto più facilmente si potranno ottenere risultati positivi dal punto di vista del risparmio.
Vale la pena di rilevare comunque che, anche senza tener conto delle valutazioni legate al risparmio energetico, lo scambio di informazioni circa l’uso previsto dell’ascensore tra l’installatore e il responsabile della costruzione all’atto della vendita è un preciso requisito espressamente richiesto dalla normativa vigente.
E’ del tutto intuitivo che, nel caso di un impianto destinato a un traffico molto scarso, si dovrebbero indirizzare le maggiori risorse verso tecnologie atte a ridurre il consumo “da fermo” (“stand by” per gli addetti ai lavori), ovviamente senza trascurare il consumo nelle fasi “running”. Al contrario, senza trascurare comunque il consumo dell’impianto in condizione di “sosta (da fermo)”, non ci si preoccuperà più di tanto del consumo in “stand by” se ci stiamo occupando di un‘installazione con un traffico molto intenso, per esempio nel caso di un hotel cinque stelle dove giorno e notte gli impianti, sicuramente in gruppo, sono continuamente in funzione, ma si privilegerà ovviamente il più basso consumo “running” compatibilmente con l’elevato livello di servizio atteso.
In questo caso, per esempio, l’impiego di un sistema di comando del motore con variatore di frequenza quasi si impone per poter mantenere basso il consumo energetico durante le numerose fasi di avviamento connesse appunto all’intenso traffico. D’altra parte, giusto per parlare di numeri, non è impossibile che un vecchio impianto con illuminazione della cabina a lampade fluorescenti sempre accese consumi più di 700 kWh all’anno solo per l’illuminazione.
Ricorrere allo spegnimento delle lampade durante la fase di arresto al piano, dove ciò sia consentito dalla normativa vigente al momento del collaudo dell’impianto in questione come avviene ormai da oltre 15 anni per gli ascensori di nuova installazione, può quindi comportare un notevole risparmio dal punto di vista energetico, senza peraltro ricorrere ad alcuna tecnologia sofisticata. Per non lasciare nel dubbio e scendere nel concreto, per esempio, è chiaro che qualunque sia la scelta riguardante il tipo di azionamento o la tecnologia del quadro di comando, l’impiego di LED ad accensione automatica come sistema di illuminazione può portare solo dei benefici, ma, come sempre, bisogna porre attenzione alle scelte, non tutti i LED consentono una frequente sequenza di accensioni e spegnimenti e, se non adatti a questo tipo di funzionamento, potrebbero avere vita breve.
Come fare, dunque, a districarci all’interno delle varie soluzioni possibili “per risparmiare energia” negli ascensori? L’importante è riferirsi a un metodo di calcolo riconosciuto e verificare le diverse possibili soluzioni sempre con lo stesso metodo: una volta si diceva confrontare mele con mele e pere con pere.
Oggi ci vengono in aiuto due Norme, una la già citata UNI TS 11300-6 , l’altra la Norma UNI ISO 25745, che consta di tre parti di cui le ultime due sono state pubblicate nell’aprile 2015. La Norma UNI TS 11300-6 ha il vantaggio della semplicità ed è rivolta principalmente alla valutazione in fase di progetto dei consumi attesi in funzione di differenti scelte tecniche, mentre la Norma UNI ISO 25745 è, per così dire, più raffinata, e richiede l’esecuzione sul campo di misurazioni con appositi strumenti e probabilmente meglio si adatta alle valutazioni da compiere in fase di importanti ammodernamenti di un impianto.
Qualunque sia la scelta, la cosa più importante è riferirsi alla stessa Norma, evitando di cercare di “tradurre” i dati ottenuti con normative differenti, o addirittura senza riferimenti normativi, ma solo con “dichiarazioni” non meglio definite, nell’illusione di renderli confrontabili. Non bisogna poi dimenticare che, oltre alla scelta di tipo “tecnologico”, anche la manutenzione concorre in maniera non trascurabile al risparmio energetico di un ascensore: regolazioni errate o trascurate dei parametri delle interfacce meccaniche dell’impianto impostate all’epoca del montaggio, che col tempo possono variare per via dell’usura, portano ad attriti supplementari che vanno a scapito del rendimento generale dell’impianto, e il consumo del motore che muove l’ascensore ovviamente ne risente.
Per terminare si deve porre l’accento sul fatto che l’argomento del risparmio energetico, proprio perché così importante, non deve essere affrontato per tentativi o per “sentito dire”, e ciò a maggior ragione nel caso di ammodernamenti dove l’impegno economico può essere ragguardevole: bisognerebbe evitare l’approccio falsamente “risparmioso” della introduzione o sostituzione di parti con componenti che “fanno consumare meno” senza un progetto complessivo e integrato che tenga conto di tutti i fattori che concorrono al consumo totale e che consideri anche, se del caso, l’impiego di componenti che consentano, in futuro, un ampliamento delle possibilità di impiego dell’impianto in funzione di nuove sopravvenute necessità dell’edificio.

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