Dal Consiglio Nazionale Ingegneri alcune precise indicazioni per superare le inefficienze nella
gestione degli eventi legati alla fragilità e vulnerabilità del territorio. Alla politica si chiede di
assumere un impegno serio e definitivo.
Quelli che pochi giorni fa hanno colpito Livorno sono solo gli ultimi anelli della catena di tragici
eventi causati da fragilità e vulnerabilità del territorio. Ancora una volta contiamo vittime e danni,
misuriamo disagi e dolore. Nella solita ricerca affannata di colpevoli e responsabilità, di spiegazioni
e soluzioni, un’attenzione particolare è stata rivolta all’azione della Struttura di Missione (Italia
Sicura), ai progetti disponibili, alla qualità dei progetti.
Diciamo subito che non ci interessa la difesa d’ufficio dei progettisti. Come CNI, da anni, con il
contributo fattivo e costante di tutto il sistema ordinistico, siamo impegnati, anche in sinergia con
le università ed i centri di ricerca, a diffondere occasioni di formazione permanente, specifica e
qualificata, proprio nei vari settori del “rischio”.
Da tempo, inoltre, anche attraverso il forte
impulso dato al processo di certificazione delle competenze, la nostra attenzione va alla qualità
reale, alla competizione sul sapere, sull’esperienza concreta, sull’organizzazione e le capacità
tecniche, strutturali e generali.
Guardiamo piuttosto dentro la questione “progetti esecutivi” e chiediamoci perché nel processo
edilizio si accumulano ritardi, inefficienze, ed anche errori. Un fatto è evidente: la mancanza
assoluta, nella politica nazionale e regionale, di una cultura della prevenzione. La conoscenza delle
fragilità dei territori, delle vulnerabilità, del livello di rischio, dovrebbe essere finanziata ed estesa
a tutte le aree sensibili, a prescindere da ogni altro aspetto. Questo processo virtuoso non è legato
all’evento, precede l’evento, sviluppa le coscienze e le consapevolezze, crea la cultura del
prevenire e non quella del curare e del piangere i morti.
La struttura di missione, Italia Sicura, alla cui cabina di regia partecipa anche il CNI, è certamente
una idea giusta ed ha certamente prodotto risultati. Tuttavia, il raccordo con le realtà locali e la
coerenza tra la tempestività dell’azione e la realtà dei processi, i sistemi di controllo e di gestione,
ancora non funzionano al meglio. Se rispetto ai 9mila interventi “necessari e prioritari” segnalati
dalle Regioni i progetti esecutivi presentati rappresentano una percentuale ad una cifra (poco più
del 5%), è chiaro che la distanza rispetto alla sicurezza reale dei territori resta abissale.
Troppo lunghe le procedure di selezione dei progettisti; troppo lunga la filiera dei tre livelli di
progettazione; troppo fragile il legame cogente imposto dal Codice dei contratti: senza progetto
esecutivo non c’è certezza del finanziamento che, si badi bene, serve anche, nella stragrande
maggioranza dei casi, a pagare il progetto. E’ quindi evidente che il fondo destinato alle analisi di
conoscenza prima, ed alle progettazioni poi, debba essere un fondo autonomo, opportunamente
finanziato, ed attivo indipendentemente dai processi di appalto delle opere. Dall’altro lato, le
stazioni appaltanti nei bandi per la scelta dei progettisti dovrebbero premiare le competenze reali,
l’organizzazione e la qualità concreta, eliminando processi di competizione sul prezzo, ad esempio
indicando un ribasso massimo applicabile. Inoltre, andrebbe attuato davvero il principio di
sussidiarietà che, attraverso la diffusione capillare nel territorio, potrebbe trovare negli Ordini quel
presidio al monitoraggio e quell’aiuto nell’accelerazione dei processi amministrativi, che darebbe
un impulso concreto alla sicurezza reale.
Ma soprattutto la politica prenda finalmente un impegno serio e definitivo davanti alla nazione
intera: le questioni che riguardano la sicurezza rispetto a fenomeni naturali, le relative strutture
tecniche dedicate, i processi in atto, i finanziamenti siano sottratti alla competizione elettorale e
diventino punto fisso non modificabile se non nel senso di incrementare risorse umane ed
economiche. Se le ormai prossime elezioni politiche avranno un impatto negativo sui processi in
essere la politica nel suo complesso si sarà assunta una responsabilità enorme e sarà essa stessa la
peggiore calamità naturale che il nostro paese abbia mai avuto.
CNI
Comunicato Stampa
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