martedì 16 maggio 2017

Innovazione nei materiali, nelle tecnologie e nel progetto per la residenza

Il settore delle costruzioni nel nostro Paese corre il rischio che, a fronte di diffuse e concomitanti innovazioni tecnologiche e di una crescita di capacità gestionali, si contrapponga una significativa e per certi versi drammatica, sul piano della qualità dei manufatti, perdita di know-how tradizionale: l’hardware del ‘cantiere lento

Il tema dell’abitazione, della disponibilità di un’offerta adeguata ai bisogni e necessità sociali, può ricevere in questa fase un contributo grazie allo sviluppo tecnologico e alle modificazioni dei processi produttivi, dei materiali e delle metodiche organizzative e gestionali in grado di pianificare e controllare tempi, costi e qualità nella fase pre-progettuale, progettuale e costruttiva in cantiere.
Fino a poche decine di anni fa, con pochi materiali tipici del settore (laterizi, sabbia, calce, cemento) si costruivano quasi tutti gli elementi dell’organismo edilizio, mentre oggigiorno vengono utilizzate molte decine di materiali e componenti fortemente specializzati e provenienti da settori industriali diversi dal settore delle costruzioni.
“Un esempio: un tempo la calce entrava nella costruzione della muratura e successivamente della intonacatura e infine anche della tinteggiatura, mentre ora, per ognuna di queste operazioni, si usano materiali differenti. […] L’osservazione empirica e studi precedentemente effettuati ci hanno portato a raggruppare le lavorazioni edili in tre grandi fasi: la prima fase riguarda gli scavi e le fondazioni; la seconda le strutture in elevazione; la terza i tamponamenti, le finiture e gli impianti.” Questa suddivisione delle attività di cantiere assume una notevole rilevanza ai fini della nostra argomentazione perché i processi di razionalizzazione e innovazione del settore edilizio coinvolgono queste tre fasi in modalità e tempi differenti in termini di intensità di capitale, organizzazione del lavoro e materiali utilizzati.
Dal punto di vista delle imprese di costruzione, la ormai consolidata separazione in tre fasi del processo costruttivo riveste grande importanza perché consente modalità molto differenziate nella organizzazione e conduzione del cantiere. Per questo motivo è abituale, soprattutto nei cantieri di edilizia residenziale di limitata dimensione, assistere alla coesistenza nell’ambito del processo costruttivo tra forme avanzate e innovative e modalità produttive del tutto tradizionali. Questo consente alle imprese di fruire di una flessibilità organizzativa e di una variabilità di sistemi produttivi sconosciuta in altri settori manifatturieri.
Così, da tempo, la prima fase (scavi e fondazioni) ha subìto un forte processo di meccanizzazione e oggi dispone di macchinari estremamente sofisticati ed è caratterizzata da una significativa intensità di capitale e da un numero molto limitato di forza lavoro. La seconda fase, quella della realizzazione della struttura portante dell’edificio, vede la coesistenza di modalità organizzative e produttive estremamente diversificate. Mentre nei piccoli cantieri sono ancora largamente presenti modalità operative basate sul getto in opera del calcestruzzo armato, sia per quanto attiene le strutture verticali (pilastri), che per quelle orizzontali (solai e coperture), nei cantieri di edifici terziari e commerciali si assiste ormai da tempo a una larga diffusione di sistemi prefabbricati in calcestruzzo armato e, negli ultimi anni, anche di acciaio e di legno lamellare. Nella seconda fase, la diffusione di sistemi prefabbricati ha liberato questa attività dai condizionamenti e rapporti di stretta interdipendenza con le attività della terza fase: realizzazione delle chiusure verticali esterne (tamponamenti), delle partizioni interne, delle finiture superficiali verticali e orizzontali, delle aperture e degli impianti. La terza fase è quella più critica per la molteplicità di attività, di materiali e modalità esecutive anche molto diverse che comporta, ma anche perché costituisce quella che, in termini di costi, ha il più marcato peso relativo e che influisce molto più delle altre sulla qualità del manufatto che verrà percepita dall’utente finale.
Nel momento attuale, la maggiore evoluzione innovativa del settore avviene proprio nella terza fase del processo produttivo, attraverso la sostituzione del tradizionale coacervo di attività- lavorazioni fortemente interdipendenti tra di loro, svolte con modalità artigianali e quindi difficilmente pianificabili, con nuovi materiali e componenti industriali.
L’integrabilità si è rivelata, si sta rivelando, come la carta vincente dell’innovazione oggi sempre più dilagante nel settore edile: materiali, semilavorati, componenti, provenienti dai settori industriali più disparati, si sono dimostrati in grado di penetrare ed affermarsi, non solo per ovvie convenienze economiche e prestazionali, ma anche in base alla loro possibilità di integrazione nel cantiere, nella sua struttura tecnico-decisionale (dirigenti-tecnici) e operativa (manodopera).
In particolare gli elementi-lavorazioni e le parti dell’edificio sui quali si stanno determinando le più significative innovazioni sono molteplici. Ci limiteremo a segnalare le più manifeste. Esamineremo in una successione logica i materiali, i componenti e infine i sistemi; escluderemo dalla nostra trattazione i sistemi impiantistici, affrontare i quali richiederebbe troppo spazio.
  • Materiali
In questo campo l’innovazione è frenetica e riguarda praticamente tutte le attività del cantiere, spaziando dagli intonaci premiscelati con molteplici additivi per ottenere prodotti acceleranti, ritardanti, aeranti, antievaporanti, impermeabilizzanti, ai leganti (cemento) e ai calcestruzzi che offrono prestazioni sempre più sofisticate, alle materie plastiche utilizzate per l’isolamento termico e acustico (policarburi), ma anche per una molteplicità di rivestimenti, fino ai siliconi che originano collanti che possono raggiungere elevatissime prestazioni del tutto analoghe a quelle ottenibili da processi di saldatura, tanto è vero che vengono utilizzati al posto di questa anche per collegare tra loro elementi metallici e soprattutto lastre di vetro.
Le vernici, i vetri, le leghe metalliche hanno avuto anch’essi un’evoluzione straordinaria e offrono prodotti dalle prestazioni elevatissime. I nuovi materiali per rivestimento, quali il ‘corian’, utilizzati anche per realizzare arredi, sono solo alcune delle diverse centinaia di materiali nuovi o tradizionali che hanno subìto notevoli evoluzioni e che offrono soluzioni nuove in termini di prestazioni, tempi di posa e costi.
  • Componenti
La componentistica fornisce prodotti/semilavorati che offrono la possibilità di razionalizzare e ottimizzare i tempi di esecuzione del cantiere. A fianco di prodotti ‘tradizionali’ in cemento armato, ormai largamente diffusi sul mercato, quali lastre solaio, velette per balconi, davanzali, rampe di scale, pannelli per il rivestimento di parti di facciata, è presente una ricca offerta di componenti (lastre, pannelli dalle dimensioni più svariate) provenienti da settori industriali diversi da quello edile, che offrono soluzioni molto interessanti e performanti per realizzare le partizioni interne degli edifici come anche le chiusure verticali esterne opache in sostituzione dei tamponamenti, nonché le coperture degli edifici. Ad esempio: pannelli in cartongesso, pannelli sandwich costituiti da lamiere di acciaio-nichel o alluminio e da sue leghe al cui interno è stato iniettato un materiale plastico (spesso di origine vinilica) ad alta densità, che assicura la necessaria prestazione di isolamento termico e acustico.
  • Sistemi
Anche nel caso dei sistemi, si assiste a una larga offerta di prodotti in grado di risolvere in modo nuovo le operazioni di cantiere. In questo segmento l’innovazione ci ha consegnato una larga offerta di sistemi di involucro, dai più sofisticati curtain wall completamente vetrati a parete ventilata, fino a sistemi di involucro basati su un mix di elementi vetrati e opachi, per arrivare a ‘sistemi finestra’ che integrano davanzale e avvolgibili con la finestra vera e propria. Sistemi per realizzare pavimenti flottanti sopraelevati, controsoffitti, sistemi modulari e mobili per realizzare la divisione dello spazio interno, per arrivare ai sistemi lignei che consentono di costruire un edificio multipiano in tempi straordinariamente brevi.
Tutti questi sono solo alcuni degli esempi più evidenti di un nuovo modo di costruire, basato non più sul cantiere lento e umido (utilizzazione di leganti tradizionali a base di calce e/o cemento), ma invece sul cantiere a secco (collegamenti meccanici) stressato nei tempi grazie alla semplicità e facilità di messa in opera che offrono i materiali, componenti e sistemi innovativi.
Questo trascurando di entrare nel merito delle problematiche impiantistiche degli edifici, che costituiscono un contesto nel quale si è registrato un elevato e forse il maggiore tasso di innovazione.
Oggigiorno sono ormai molteplici le tipologie di immobili che nella loro grande maggioranza sono caratterizzate dalla realizzazione attraverso quello che abbiamo definito come ‘cantiere a secco’ grazie all’utilizzazione di materiali, componenti e sistemi innovativi: palazzi per uffici, centri commerciali e retail park, piattaforme logistiche e nell’ultima fase anche non pochi hotel di ultima generazione. Il segmento residenziale è quello nel quale ancora permangono le tecnologie costruttive più tradizionali (laterizi, malta, cemento armato gettato in opera), ma anche in questo segmento occorre fare una precisa differenziazione tra mercati tra loro profondamente diversi. Nei piccoli centri comunali e più in generale, dove il tessuto urbano è meno densificato continua a esistere un diffuso e vasto mercato basato sulla costruzione di case unifamiliari e di edifici in linea (case a schiera), che vengono ancora realizzati in larga parte secondo modalità tradizionali (cantiere umido, getti di calcestruzzo in opera). Nel settore delle costruzioni si assiste quindi alla compresenza di processi costruttivi anche estremamente diversificati: dai cantieri tradizionali dell’edilizia residenziale di piccola dimensione, ai cantieri più innovativi per la realizzazione di palazzi per uffici, centri commerciali, ecc.
È in questo scenario che l’industria delle costruzioni, da settore arretrato secondo le logiche industrialistiche, diviene un settore che evidenzia caratteristiche innovative di grande interesse. Caratteristiche che si scoprono essere un tratto che contraddistingue diversi fattori produttivi anche tra i più tradizionali: le maestranze, i quadri tecnici di cantiere, ad esempio, la cui polivalenza era interpretata fino a poco tempo fa come una ‘mancanza di specializzazione tayloristica’, oggi viene apprezzata per la valenza di elasticità che esprime e che rende possibili molteplici forme di produzione, non ultima quella basata sulla diffusa utilizzazione di nuovi materiali.
Affrontare le problematiche dell’innovazione nel settore delle costruzioni significa però rivolgersi anche verso altre direzioni ed esperienze. L’innovazione si sviluppa infatti secondo due direttrici principali. La prima l’abbiamo appena descritta, mentre la seconda direttrice si concretizza in forma meno evidente, ma di impatto formidabile attraverso, sia la crescente diffusione di innovazioni sul piano organizzativo-gestionale con l’utilizzazione delle tecnologie Information Communication Technology (ICT), sia grazie all’introduzione di queste tecnologie unitamente a quelle dei sistemi elettronici di automazione degli impianti, dei sistemi di sicurezza e delle comunicazioni nel prodotto edilizio a realizzare le nuove forme di controllo e gestione degli edifici, che vengono variamente definite come Computer Integrated Building (CIB), quando applicate agli edifici terziari, ‘domotica’ o Home Automation, quando realizzate nei cantieri residenziali.
“In questa direzione (quella dell’innovazione tecnologica e organizzativa) svolgono un ruolo molto importante le nuove tecnologie basate sull’elettronica. Esse permettono la realizzazione efficiente delle operazioni amministrative, di acquisto materiali, di progettazione e programmazione dei lavori, con un numero esiguo di impiegati tecnici, favorendo, attraverso il concentramento delle informazioni, la possibilità di decentrare le funzioni produttive.”
Le tecnologie informatiche formalizzano e standardizzano le procedure e comportano lo sviluppo nell’ambito dell’azienda di responsabilità precise e definite su determinati problemi, favorendo i processi di specializzazione e di gestione tecnicomanageriale. In particolare, consentono efficaci controlli in termini di contabilità industriale su molteplici aspetti della produzione edile, contribuendo al consolidamento di atteggiamenti più razionali nella conduzione del cantiere. L’aspetto principale dei processi trasformativi in atto nel settore delle costruzioni/immobiliare riguarda le strutture organizzative di impresa e soprattutto il lavoro d’ufficio e direzionale, nel cui quadro emerge la sempre maggiore convenienza di puntare su un’organizzazione del lavoro elastica, in grado di usufruire e produrre un elevato numero di informazioni. Ciò diviene sempre più necessario a fronte di un’elevata turbolenza dell’ambiente entro cui le imprese si trovano a dover operare.
Le tendenze che nell’ultimo periodo si sono espresse sul piano organizzativo con gli inevitabili aggiustamenti e mediazioni, possono così essere sintetizzate:

– diminuzione dei livelli gerarchici;
– riduzione degli organici;
– tendenza a contrarre i costi fissi in funzione dei costi variabili;
– interesse dell’impresa al decentramento attraverso rapporti con soggetti dotati di livelli e autonomia imprenditoriale e tecnicamente specializzati;
– aumento della professionalità richiesta in termini di adattabilità alla variabilità delle situazioni e di capacità di assunzione di responsabilità sugli obiettivi.
Non a caso anche nel settore delle costruzioni si sviluppa il modello dell’‘impresa rete’, che offre l’opportunità all’impresa maggiore che governa la rete di rapporti, di gestire (controllare, programmare) molte più risorse di quelle che effettivamente sono incorporate nella sua organizzazione. Nella ‘rete’ vengono coinvolte imprese di ogni tipo e molto frequentemente, anche società/studi di diverse competenze progettuali.
Per il settore si tratta indubbiamente di un’evoluzione qualitativa del fenomeno del decentramento produttivo, che comunque non cessa di esistere e manifestarsi nelle sue forme più varie.
Mano a mano che il lavoro aumenta e cresce di complessità, per le imprese e gli operatori del settore diviene sempre più necessario:

– gestire in maniera razionale il complesso delle comunicazioni-scambio di informazioni tra i diversi soggetti (interni ed esterni all’organizzazione);
– definire nuovi e più validi criteri con cui valutare e indirizzare le performance dei diversi settori di attività.

I complessi processi innovativi che caratterizzano il settore in questa fase, pur nella loro indubbia positività, pongono alcuni rilevanti problemi. Infatti, il processo trasformativo in atto si sviluppa in un settore caratterizzato da una struttura produttiva e imprenditoriale fortemente polverizzata e con un elevatissimo turn over di manodopera, caratterizzato da maestranze di nazionalità italiana in uscita largamente compensato da numerosi ingressi di mano d’opera straniera e in particolare extracomunitaria.
Da queste complesse e concomitanti azioni e circostanze deriva il pericolo, già in molti contesti concretamente avvertibile, di una perdita – nella filiera produttiva delle costruzioni – delle conoscenze tecnologiche più tradizionali quelle legate al ‘saper fare’ del ‘cantiere lento’.
Il settore delle costruzioni nel nostro Paese corre il rischio che, a fronte di diffuse e concomitanti innovazioni tecnologiche e di una crescita di capacità gestionali in grado di innescare processi produttivi sempre più rapidi e programmati, si contrapponga una significativa e per certi versi drammatica, sul piano della qualità dei manufatti, perdita di know-how tradizionale: l’hardware del ‘cantiere lento’.
Know-how in gran parte legato al ‘saper fare’ di maestranze efficienti, motivate e con una elevata deontologia del proprio lavoro: una tipologia di mano d’opera oggigiorno ormai in fase di avanzata estinzione.
Solo attraverso un forte processo di osmosi tra ciò che è e quello che sarà, in un contesto di attenta valutazione delle opportunità offerte dall’innovazione tecnologica rispetto alle soluzioni tradizionali, potranno determinarsi le condizioni per un effettivo e duraturo sviluppo dell’innovazione.
  • Complessità
La crescita della complessità, avvenuta parallelamente alla sempre maggiore interdisciplinarietà del progetto e della costruzione, richiede un adeguato livello organizzativo per essere affrontata e governata. L’organizzazione dell’interdisciplinarietà e della complessità del progetto/costruzione comporta l’integrazione ordinata dei diversi specifici contenuti disciplinari o, per meglio dire, dei diversi sistemi di conoscenze, nonché la gestione dei flussi di informazioni che devono essere scambiati tra i molteplici operatori affinché ogni gruppo di lavoro sia informato delle necessarie interrelazioni e condizionamenti che ne derivano. In effetti, la crescita della complessità del progetto/costruzione deriva in prima istanza proprio dalla necessità di governare il sistema di interrelazioni che si determina tra le diverse attività durante tutto l’arco temporale della progettazione e della costruzione.
Nel nostro Paese esistono risorse di notevolissimo livello e le giovani generazioni confermano e arricchiscono questo tradizionale punto di forza, ma per contrapposto prevale una forte propensione ‘al fare’ di natura artigianale rispetto a un approccio organizzato.
Questo fenomeno ha origine nel ritardo storico che caratterizza lo sviluppo industriale ed economico del nostro Paese e in una struttura produttiva polverizzata e caratterizzata da imprese e organizzazioni professionali fortemente orientate al ‘fare artigianale’ e nel cui ambito la dimensione culturale-organizzativa non riesce a trovare terreno fertile per attecchire. Un contesto molto diverso da quello della grande industria e delle grandi Corporation World Wide che hanno contribuito in modo decisivo allo sviluppo della cultura organizzativa. Questa natura artigianale, connaturata al ‘fare’, è immediatamente avvertibile nel tessuto produttivo e professionale del settore delle costruzioni/immobiliare. Ognuno svolge il proprio lavoro, spesso con elevati livelli di efficienza ed efficacia qualitativa, ma non dialoga con gli altri soggetti della filiera progettuale, costruttiva, gestionale che gli stanno accanto.
Non esiste ‘il copione’ e manca completamente una regia accorta e rigorosa. La mentalità, la cultura organizzativa serve a questo: progettare e costruire il copione del lavoro (piano – business plan) e rispettarlo per raggiungere (nei tempi e costi previsti e con le qualità definite) gli obiettivi del progetto.
In un mondo sempre più complesso, la capacità organizzativa di ‘mettere a sistema’ le molteplici variabili di qualunque problema o progetto diviene fondamentale. Il problema passa dal ‘fare’ all’organizzazione – nel tempo e nello spazio – di molteplici attività e alla gestione di tutte le preziose informazioni che sono causa ed effetto di queste.
Nel settore delle costruzioni/immobiliare questo è, se possibile, ancora più importante. Gli edifici moderni sono ormai sofisticate e complesse macchine: ‘fabbriche di informazioni’ in cui lavorano persone che hanno necessità, per svolgere i loro compiti, di precise e insostituibili prestazioni in termini di comfort, di funzionalità tecnologiche e di qualità architettonica.
La complessità è però ancora maggiore perché il ‘nuovo’ progetto-intervento deve abitualmente offrire altre prestazioni necessarie per migliorare la qualità urbana del contesto in cui si troverà inserito: viabilità, parcheggi, verde pubblico, ecc.
La crescita della complessità delle attività progettuali e costruttive, la diffusione di sempre nuovi prodotti/sistemi innovativi, lo sviluppo delle conoscenze scientifiche e gestionali determina inevitabilmente un forte processo di obsolescenza che impatta fortemente su tutti gli operatori della filiera. L’obsolescenza sempre più rapida delle conoscenze acquisite, il depauperamento del bagaglio professionale di ognuno di noi rende, in un tempo sempre più breve, privi di valore strumenti e conoscenze che solo pochi anni addietro permettevano di competere nel mercato.
Questo problema, per essere affrontato, richiede un costante e continuo aggiornamento culturale e professionale. Tutto questo pone con urgenza, in ambito scolastico e universitario, la necessità di definire nuovi modelli formativi sempre più specializzati e quindi differenziati nei percorsi didattici e modificabili nel tempo: in divenire continuo per aderire all’evoluzione e trasformazione del sapere che caratterizza così fortemente la nostra epoca storica.
Emerge però, da alcuni anni a questa parte, un nucleo di conoscenze professionali integratrici che fanno della polivalenza, del ‘sapere fondamentale’, della capacità di svolgere attività utilizzando strumenti tecnologicamente avanzati e della creatività, il proprio nucleo costitutivo.
Il futuro è dunque degli ‘integratori’, un concetto di riferimento che nei prossimi anni – per effetto congiunto dell’innovazione tecnologica e organizzativa – si estenderà a più ampi livelli e settori di attività. Un modello caratterizzato dalla capacità di coniugare una fondamentale e ampia cultura umanistico-storica e generalista di base con aree conoscitive innovative e specialistiche, unite a metodiche di coordinamento e direzione. Una figura contraddistinta da un ‘atteggiamento mentale proattivo’: la capacità di lavorare per obiettivi e di concretizzare la propria polivalenza, di adottare con la massima flessibilità soluzionitecnologie sempre differenti, in definitiva, di affrontare e risolvere problemi.
La società post-industriale non richiede più esecutori passivi, ma persone in grado di affrontare creativamente i problemi e addirittura di provocare intenzionalmente situazioni creative di squilibrio. Cambiamento tecnologico e comportamento innovativo sono strettamente connessi. Il ruolo della formazione dei processi di cambiamento è cruciale, perché essa, agendo sulle potenzialità conoscitive e comportamentali delle persone accresce, sia la capacità di elaborare nuove tecnologie, sia quella di adottarle e comprenderle.
Del resto oggigiorno il numero delle attività da coordinare e dirigere nella fase progettuale come in quella costruttiva ed infine in quella della gestione dell’immobile cresce enormemente e soprattutto diviene estremamente variabile e caratterizzato da una notevole temporaneità. Questo richiede grande elasticità personale e dell’organizzazione e un più alto livello di formazione professionale per tutti. Stiamo entrando in una fase storica in cui saranno valorizzate figure e percorsi formativi con forte orientamento ‘politecnico’.
Le imprese, e più in generale il mondo professionale e della pubblica amministrazione, dovranno nell’immediato futuro, per poter trarre vantaggio dal mercato unico europeo, mettere a punto precise opzioni strategiche per innovare la propria attività, sia dal punto di vista dei contenuti, che da quello delle modificazioni del mercato.
Occorre perciò, a fianco delle potenzialità della tecnologia, che costituisce il vero motore delle rapide trasformazioni che caratterizzano la nostra epoca storica, sviluppare alcuni percorsi formativoprofessionali, indirizzati verso un modello integratore-gestionale in grado di governare situazioni di grande dinamicità, con riflessi precisi sugli aspetti organizzativi e produttivi del progetto.
Occorre ricordare come, nell’era della società dell’informazione e terziaria, la dimensione organizzativa e gestionale (il management) acquisisca sempre maggior valenza strategica ed esprima una sempre più accentuata capacità di estrarre valore dal complesso dei processi produttivi di beni e servizi che caratterizzano il settore delle costruzioni/immobiliare.
Questa riflessione è necessaria per sottolineare come le conoscenze della tradizione costruttiva dell’architettura, il ‘saper fare tradizionale’, costituiscano il punto di partenza, la base utile e necessaria per apprendere e far proprie le competenze organizzative e gestionali, ovvero la capacità metodologica di affrontare e risolvere problemi complessi in tempi stressati, quali sono quelli che oggi caratterizzano il mercato di fascia alta del settore delle costruzioni/immobiliare.
Le attività volte all’organizzazione del progetto, come della costruzione, consentono di ottenere risultati eccellenti in termini di rispetto del budget dei costi e dei tempi di esecuzione durante la fase costruttiva. Detto in altri termini, è possibile oggigiorno realizzare qualunque edificio nell’arco di diciotto mesi a patto che lo si voglia, che sia stato realizzato un progetto integrato spinto al dettaglio esecutivo e che le molteplici attività (item) della progettazione e costruzione vengano pianificate e controllate, secondo le modalità ormai conosciute e consolidate del Project Management. Un controllo-gestione svolto sistematicamente durante tutto il processo, in modo tale da affrontare, per tempo e con le modalità più consone, i possibili e spesso inevitabili imprevisti che caratterizzano le attività complesse.
A sostegno di questa tesi e per convincere i più scettici, basterà forse ricordare che alcuni celebri edifici quali l’Empire State Building nel 1930, il Chrysler Building nel 1929 e molti altri fino alla Hearst Tower nel 2006 sono stati tutti costruiti entro il termine massimo fissato dalla pianificazione, ovvero 18 mesi. Ovviamente la realizzazione di questi grandi e mirabili complessi ha richiesto una lunga e attenta attività preparatoria e una adeguata capacità gestionale del progetto come della costruzione. Ci auguriamo che queste esperienze, queste competenze possano al più presto essere utilizzate e diffondersi anche nel nostro Paese. Ma, in qualche caso, questo è già avvenuto e sempre procedendo per esperienze concrete, questo è l’esempio del ‘Blue Building’, Headquarters del Gruppo ABB in Italia, progettato dall’architetto Giacomo Marzorati, costruito a Sesto San Giovanni (MI) sull’area ex Marelli e ultimato in 18 mesi nell’anno 2001, ma anche dell’Headquarters di IBM a Segrate (MI), progettato dallo Studio Isola e ultimato in 18 mesi nel 2004 ed infine dei numerosi interventi di valorizzazione compiuti su immobili da Generali Real Estate caratterizzati da un sempre rigoroso e puntuale rispetto dei tempi e costi programmati.
È auspicabile che questo complesso di conoscenze possa essere utilizzato non solo nella realizzazione di grandi edifici terziari, ma anche nella realizzazione di complessi residenziali per poter innovare un settore del mercato immobiliare ancora fortemente condizionato e frenato da pratiche progettuali e costruttive basate sull’impiego di materiali tradizionali che concorrono in maniera decisiva a determinare tempi e costi più elevati di quelli che si potrebbero ottenere con un approccio più consono ai tempi che viviamo.
di Oliviero Tronconi
Professore Ordinario Politecnico di Milano Dip. BEST 

Nessun commento:

Posta un commento

Commenti, critiche e correzioni sono ben accette e incoraggiate, purché espresse in modo civile. Scrivi pure i tuoi dubbi, le tue domande o se hai richieste: il team dei nostri esperti ti risponderà il prima possibile.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...